Gli eventi degli ultimi anni, come la pandemia, l’invasione Russa in Ucraina, l’aggravarsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente hanno cambiato profondamente la concezione tradizionale di una Supply Chain globale unica.
Questa trasformazione ha inaugurato una nuova fase, in cui le aziende devono non solo sorvegliare costantemente le loro catene del valore, ma anche adattarle periodicamente per rispondere a un contesto in rapido mutamento.
Ma cosa è la Supply Chain e soprattutto quali sono gli strumenti che permettono ad una PMI di sorvegliarla e renderla resiliente a cambiamenti repentini?
DEFINIZIONI
La SUPPLY CHAIN, o catena di approvvigionamento, è il processo che consente di erogare al cliente finale un prodotto o servizio a seguito della trasformazione dei fattori della produzione approvvigionati per la sua realizzazione.
Si tratta di un processo complesso che coinvolge diversi attori, sia interni che esterni come fornitori, terzisti e clienti.
Le fasi principali, che possono essere scomposte in processi minori, sono :
- Pianificazione: attività che definisce come e quando produrre partendo dalle previsioni di vendita e identifica i fabbisogni dei materiali necessari alla produzione
- Approvvigionamento: come, dove e quando richiedere le materie prime necessarie alla produzione
- Stoccaggio: modalità e aree di detenzione dei materiali atti all’attività produttiva e di quanto prodotto dall’organizzazione
- Produzione: attività di fabbricazione vera e propria che ’utilizza ciò che viene approvvigionato
- Distribuzione: comprende tutte le operazioni che portano alla consegna di quanto prodotto ad un cliente e alla gestione dei resi merce
- Gestione end of life: rientro per smaltimento o riutilizzo: nell’ottica dell’economia circolare, tutte le attività di gestione della fine vita dei prodotti immessi sul mercato (smaltimento o riutilizzo…)
In ciascuna di esse, l’organizzazione si interfaccia con fornitori specifici:
- Nella fase di pianificazione può essere necessario coinvolgere fornitori di software e soluzioni gestionali
- Nella fase di approvvigionamento quelli di materie prime, di componentistica e di utility
- Nella fase di stoccaggio quelli di attrezzature e mezzi per la movimentazione delle merci, vendor di soluzioni logistiche in outsourcing…
- Nella fase di Produzione quelli di macchinari, di manutenzione, di servizi ambientali e di certificazioni…
- Nella fase di Distribuzione e Gestione end of life i trasportatori, i consulenti doganali import export, chi gestisce lo smaltimento o il riciclo dei materiali …
La gestione delle relazioni con gli stakeholders interni ed esterni nella catena del valore, è un’attività estremamente impegnativa ma se strutturata con un approccio professionale (il SUPPLY CHAIN MANAGEMENT – SCM) che ne definisce i processi nelle singole fasi e che li monitora costantemente al fine di efficientarli, costituisce una solida base per il raggiungimento degli obiettivi economici e per il miglioramento delle performance aziendali, incluse quelle legate alla sostenibilità.
Anello fondamentale dell’SCM è il VENDOR MANAGEMENT (VM) termine che si riferisce alla gestione a 360° dei fornitori partendo dall’attività di scouting per arrivare alla prequalifica, alla negoziazione e gestione di gare, alla stesura dei contratti e delle garanzie, alla definizione dei KPI più appropriati in base ad un’attenta analisi dei rischi, alla valutazione delle performance finalizzata al miglioramento continuo, alla chiusura dei rapporti di fornitura…
Il VM è uno strumento di conoscenza fondamentale per traghettare l’azienda verso la SUPPLY CHAIN PLANNING: non solo quindi la gestione ma anche la pianificazione strategica della propria catena di fornitura, indipendentemente dalle dimensioni dell’organizzazione.
COME STANNO LE AZIENDE ITALIANE?
Il bisogno di avere dati precisi e aggiornati è fondamentale per prevenire interruzioni, ottimizzare i processi e rispondere rapidamente a imprevisti che possono verificarsi lungo la filiera.
In questo contesto risultano preoccupanti i dati rilevati dall’Osservatorio Supply Chain Planning del POLIMI, presentati nel convegno “L’evoluzione della pianificazione nella Supply Chain: dove siamo oggi e quali sono gli scenari futuri” dello scorso anno in merito a:
Valutazione performance:
- l’80% delle imprese end-user applica specifici KPI per la valutazione delle prestazioni della propria supply chain MA:
- più del 50% non misura le prestazioni in modo sufficientemente completo; si limita ad indicatori di prestazione tecnica, come puntualità e completezza
- Solamente il 30% misura un numero sufficientemente completo di KPI tecnici ed economici ed è così in grado di cogliere sia i segnali forti sia i segnali deboli
- solo l’11% dimostra un grado elevato di maturità con un sistema dedicato e in grado di tracciare efficacemente tutti i segnali, anche deboli
- il 18% non ha ancora implementato un sistema strutturato per monitorare e valutare le prestazioni della propria supply chain, e tiene traccia solo dei principali disservizi arrecati.
Identificazione dei rischi:
- Poco più di un quarto delle imprese italiane end user ha un processo strutturato per l’identificazione dei rischi e la definizione dei protocolli di mitigazione. Tuttavia, solo poco meno del 10% tra queste estende il processo a tutti i fornitori critici
- solo il 3% utilizza un processo di tipo strutturato e proattivo in cui vengono analizzate le diversi sorgenti di rischio attraverso l’integrazione dei dati da fonti differenti.
- Il 42% non ha alcun processo strutturato per la gestione del rischio e si affida all’esperienza dei responsabili gestione degli scenari più complessi per l’attività d’impresa.
Grado di digitalizzazione:
- Le imprese italiane end user mostrano una notevole resistenza nell’adottare strumenti digitali avanzati per i processi di Demand Planning, Production Planning, Inventory Planning e Transportation Planning.
- La maggior parte non adotta ancora strumenti a supporto della digitalizzazione della supply chain, come MRP, DRP o Advanced Planning e Scheduling, ma continua a operare in manuale su fogli di calcolo collegati a dati disponibili localmente.
- Anche a livello globale, secondo fonti esterne, il 73% delle imprese utilizza fogli di calcolo per la pianificazione della Supply Chain; il 53% si affida ad applicazioni Software APS (Advanced Planning & Scheduling) tradizionali, oltre a fogli di calcolo a supporto
- solo il 13% fa ricorso a software più avanzati.
La fotografia del limitato grado di maturità di molte imprese nella conoscenza dello stato di salute della propria Supply Chain e dello scarso utilizzo di strumenti digitali evoluti deve farci riflettere sulla necessità di un cambiamento radicale di approccio soprattutto nelle PMI.
METODO: DAL PROBLEMA ALLA SOLUZIONE
Essenziale punto di partenza è che l’azienda, autonomamente se possiede risorse idonee e già formate o con l’aiuto di professionisti esperti o in outsourcing, proceda alla mappatura dei fornitori per definirne poi le strategie di gestione che devono essere coerenti con gli obbiettivi aziendali e strutturi il proprio Vendor Management.
La strada da percorrere dovrebbe prevedere i seguenti steps in cui sono stati inclusi anche gli aspetti di sostenibilità essendo quest’ultima una conoscenza da acquisire relativamente ai propri vendor, ormai non più differibile anche per le PMI (si veda in merito l’articolo https://lnkd.in/dqHYaTed) :
- effettuare un’analisi del rischio basata sulle specificità del settore di appartenenza e procedere alla loro classificazione;
- definire priorità di analisi ed intervento in base al cluster di appartenenza costruendo matrici come ad esempio quella nella figura sottostante, riferita alla valutazione di Impatto Ambientale – Impatto Strategico

- procedere con una audit di qualifica sui fornitori in base ai criteri di priorità definiti utilizzando un questionario di valutazione che includa anche i seguenti temi ESG:
ENVIRONMENT: esistenza di politiche di gestione del fabbisogno energetico, dell’utilizzo dell’acqua, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, di calcolo e monitoraggio delle emissioni, di utilizzo del suolo…
SOCIAL: rispetto dei diritti umani e delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, esistenza di politiche di crescita professionale, di formazione, di Diversità ed Inclusione, di welfare, di coinvolgimento delle comunità locali, di due diligence sulla catena di fornitura per il rispetto dei diritti umani e delle condizioni di lavoro…
GOVERNANCE: quale è la modalità di composizione del board e di definizione di ruoli e responsabilità, quale è il purpose aziendale ed i valori condivisi; esistenza di un codice etico e di comportamento condiviso anche esternamente, di piani di incentivazione per il management legati a KPI di sostenibilità, di un piano strutturato di gestione dei rischi, di una policy anticorruzione…
- adottare un VENDOR RATING avanzato e che includa anche la sezione dedicata alla sostenibilità coerente con gli obiettivi ESG aziendali;
- definire strategie per la gestione degli impatti specifici risultanti dall’analisi svolta, piani di intervento e di miglioramento esplicitando le tempistiche di attuazione e di monitoraggio, definendo KPI SMART (Specific, Measurable, Achievable, Realistic, Time-bound), in linea con la Risk Analysis svolta e gli obiettivi, inclusi quelli ESG, dell’organizzazione
- implementare un sistema di rivalutazione costante per essere in grado di cogliere ed attuare i necessari cambiamenti a seguito di eventi imprevisti interni o esterni all’azienda.
Questa valutazione deve riguardare indistintamente sia i fornitori di fattori destinati alla produzione sia i fornitori di servizi prevedendo, per questi ultimi, anche la conformità alle norme vigenti ed il controllo della compliance alle normative di riferimento specifiche settoriali (es. visura camerale, DURC, scadenze su iscrizioni abilitazioni professionali, etc.).
Essa deve costituire la base solida di informazioni su cui costruire la pianificazione strategica, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda.
COME PROCEDERE?
In un contesto così instabile e complesso, continuare a gestire la Supply Chain in modo frammentato o solo reattivo non è più un’opzione. Le PMI hanno oggi l’opportunità e la responsabilità se vogliono garantire la business continuity della propria attività, di strutturare un Vendor Management evoluto, capace non solo di misurare le performance tecniche ed economiche dei fornitori, ma anche di integrarvi i criteri ESG come leva strategica di competitività e di supportare la Pianificazione Strategica della Supply Chain.
Chi saprà muoversi per tempo avrà un vantaggio concreto: maggiore resilienza agli shock esterni, una filiera più solida e trasparente, e un posizionamento competitivo rafforzato in un mercato che chiede sempre più affidabilità, digitalizzazione e sostenibilità.
La domanda che ogni PMI dovrebbe porsi non è più se implementare un monitoraggio strutturato della propria filiera, ma quando e, la risposta migliore, è: ORA!
🚀 Se credete anche voi che la resilienza passi da una gestione evoluta e sostenibile della Supply Chain, condividete questo articolo: possiamo aiutare insieme le PMI italiane a fare un salto di qualità.