La Supply Chain riveste un ruolo rilevantissimo nelle catene del valore in cui operano le imprese, garantendo le fasi e il processo con cui beni e servizi vengono forniti ai clienti, partendo dalle materie prime per arrivare al prodotto finale, con l’obiettivo di migliorare la produttività aziendale, minimizzare i costi, soddisfare le richieste del mercato, gestire i rischi ESG che possono impattare non solo sulla reputazione e sulla conformità normativa, ma anche sulla continuità operativa e sulla redditività.
La complessità della gestione della Supply Chain risiede nella molteplicità di attori coinvolti: l’azienda offre ai clienti non solo la propria attività produttiva ma, di fatto, quella dell’intera catena di fornitura che ha reso possibile la realizzazione del bene o del servizio venduto, costituita da operatori autonomi ma fortemente interdipendenti, ciascuno dei quali a sua volta si confronta con i propri clienti avvalendosi di relazioni di fornitura.
Le dimensioni di tale complessa rete di relazioni commerciali, industriali, di trasporto possono essere sintetizzate dai numeri sulla logistica di terze parti, con cui le merci vengono trasportate sia come materia prima che nella veste di prodotto finito: il mercato italiano ha toccato i 118 miliardi di euro nel 2024, in un mercato mondiale di circa 1.000 miliardi di euro, su valori ben superiori a quelli del 2019 (prima della crisi pandemica) e che sono previsti in crescita di ulteriori 4% all’anno sino al 2030.
Proprio i numeri della logistica evidenziano concretamente come le attuali catene di fornitura siano sempre più globali, interconnesse e fortemente esposte a una molteplicità di rischi che possono incidere in misura e impatto molto critico sulla capacità delle aziende di gestire i propri processi di produzione, di continuità operativa e di rischio ESG.
Per le catene di fornitura le azioni di gestione responsabile delle risorse naturali, la garanzia di equità sociale, l’individuazione e messa in atto di competenze in grado di salvaguardare le capacità economiche delle aziende non solo nel breve termine, rappresentano la declinazione della sostenibilità concreta e reale che il mondo delle imprese si trova a fronteggiare quotidianamente.
Ad esempio, gli impatti di una crisi ambientale sulla fornitura di beni, quelli di una non accorta gestione delle condizioni di lavoro delle risorse impiegate nelle attività produttive (sia proprie che dei fornitori e subfornitori), così come una non adeguata gestione dei rischi cyber della catena del valore, possono avere conseguenze molto significative sulla vita delle imprese sia in termini di mantenimento dell’operatività, che di redditività, reputazione e conformità normativa.
Tali rischi appaiono ancora più rilevanti per le PMI, in quanto aziende che si trovano, molto spesso, a svolgere un doppio ruolo:
- fornitori in catene del valore globali, con conseguente necessità di rispondere a standard produttivi, di qualità, di responsabilità ambientale e sociale di diverso rilievo e natura a seconda del mercato di sbocco dei prodotti o servizi offerti, con conseguente necessità di dover “informare” costantemente i clienti sullo stato e l’attuazione dei propri comportamenti ESG
- capo filiera della propria catena del valore, di solito più locale e limitata, ma i cui rischi ESG sono molto rilevanti per poter raggiungere i livelli di assurance richiesti dai propri capo filiera di cui al precedente punto a), e spesso privi di adeguati database di raccolta di informazioni ESG.
Un supporto molto utile e significativo per l’analisi dei principali rischi ESG per le PMI, e quindi per consentire alle stesse di essere valutate nella Supply Chain nei termini ESG corretti, può venire dall’ utilizzo del nuovo standard di rendicontazione volontaria EFRAG per le piccole e medie imprese (VSME): uno strumento semplificato che sostiene le PMI nell’integrazione della sostenibilità nei processi e modelli di business, e che consente anche di convogliare in un unico documento, snello ed efficace, i dati sulla sostenibilità che le stesse PMI ricevono dalle aziende fornitrici, devono riportare ai propri partner commerciali e agli stakeholder di riferimento.
Ripercorrendo lo standard EFRAG/VSME i principali rischi ESG nella Supply Chain, individuabili e facilmente rendicontabili in capo alle PMI, possono essere così riassunti, riportando per ciascuno anche un esempio di un possibile impatto sulla catena del valore:
- Ambientali:
- Cambiamento climatico ed emissioni di gas serra: la produzione, il trasporto e la logistica generano emissioni di CO2 e altri gas serra con un’incidenza del 60-80% connesso alla supply chain – un fornitore che utilizza energia da fonti fossili o una flotta di mezzi di trasporto senza mezzi ibridi o elettrici contribuisce negativamente all’impronta di carbonio complessiva della supply chain;
- Consumo di Risorse Naturali (in particolare Acqua ed Energia): l’uso eccessivo di risorse può portare a scarsità, aumento dei costi, interruzioni dell’approvvigionamento e reazioni negative dai territori di riferimento – un fornitore operante in aree con scarsità di acqua può essere soggetto a rischi di blocco delle attività, oltre a generare delle rilevanti diseconomie per i propri stakeholder territoriali;
- Gestione dei Rifiuti (inquinamento e circolarità): lo smaltimento non adeguato dei rifiuti può causare danni ambientali rilevanti, multe, danni reputazionali – un fornitore può scaricare rifiuti tossici in aree non destinate a tale finalità e quindi non gestire correttamente i rifiuti pericolosi, con un impatto molto negativo sulla catena di fornitura;
- Perdita di Biodiversità: l’approvvigionamento di materie prime da aree a rischio di deforestazione o che contribuiscono alla perdita di biodiversità può esporre l’azienda a critiche, boicottaggi e restrizioni normative – l’approvvigionamento di olio di palma da piantagioni legate alla deforestazione ha già rappresentato un fattore di rilievo nella catena del valore di alcuni produttori di alimenti, costringendoli a cambi delle modalità di produzione per limitare i danni di immagine verso i consumatori e mantenere le quote di mercato
- Eventi Climatici Estremi: fenomeni meteorologici sempre più intensi e frequenti (inondazioni, siccità, tempeste) possono interrompere le operazioni della supply chain, danneggiare infrastrutture e causare perdite economiche – un’alluvione ha già dimostrato, in Italia, che può bloccare le attività per la non agibilità delle infrastrutture, con conseguente impatto negativo sulla capacità operativa e reddituale dell’impresa e dei suoi clienti;
- Sociali:
- Condizioni di lavoro e sicurezza: le violazioni in materia di applicazione dei CCNL, dei diritti umani, del lavoro minorile, degli orari di lavoro, della sicurezza sul lavoro costituiscono un rischio legale, di reputazione e di interruzione della supply chain – nel settore abbigliamento sono stati recentemente evidenziati alcuni casi di ricorso a lavoratori in condizioni non adeguate, con conseguente intervento sanzionatorio della magistratura e grossi negativi impatti reputazionali;
- Diversità, Equità e Inclusione: le politiche di assunzione, retribuzione, carriera, ove discriminatorie, possono portare a controversie legali, perdita di talenti – un fornitore che non promuove la diversità di genere può comportare un impatto negativo sulla tenuta reputazionale della catena di valore;
- Governance:
- Corruzione: tangenti, pagamenti illeciti possono portare a indagini penali, multe ingenti, danni reputazionali e perdita di fiducia da parte di investitori e clienti – un fornitore che offre tangenti per ottenere contratti altera la concorrenza del mercato, con conseguente impatto reputazionale e anche penale per la catena di fornitura;
- Cyber Security: le violazioni dei dati, la perdita di informazioni sensibili portano a ingenti danni finanziari e reputazionali – attraverso un fornitore di servizi ICT può verificarsi un attacco cyber che mette a rischio i dati sensibili del cliente o lo svolgimento di attività di produzione, con conseguenti impatti legali e reputazionali altissimi, oltre a determinare anche blocchi di attività;
- Compliance normativa: necessità di adeguarsi alle norme di riferimento in relazione a tutti gli obblighi previsto a carico del fornitore – un fornitore che disattende gli obblighi in materia di coperture assicurative obbligatorie introduce nella Supply Chain un rischio di inadempienza con conseguenti sanzioni, multe, danni reputazionali.
Alla luce di quanto richiamato è evidente che la sostenibilità e la sua concreta messa in atto assumono un rilievo fondamentale per la gestione delle aziende, e della Supply Chain in particolare, impattando quest’ultima su tutte le tematiche gestionali, operative, reddituali e di compliance che riguardano l’impresa.
In tale ambito, dopo il ricevimento di un indispensabile framework di informazioni sui comportamenti ESG (rappresentato per le PMI anche dal report di sostenibilità VSME), dell’evidenza delle prassi, delle strategie e delle concrete azioni intraprese sulla sostenibilità da ciascuna impresa fornitrice, e per ridurre gli impatti dei molteplici rischi associati, la gestione attiva della Supply Chain deve dotarsi anche di
- una specifica mappatura della propria catena del valore,
- un processo di valutazione dei fornitori in relazione ai dati da essi ricevuti,
- un monitoraggio continuo – soprattutto in relazione a rischi la cui manifestazione può determinare immediati ritorni negativi sull’operatività e la reputazione,
- un processo di formazione ad hoc sui temi ESG – anche a favore delle imprese di filiera e mediante iniziative di sistema (tra cui ad esempio Open-es, associazioni di categoria)
- un coinvolgimento costante e collaborativo con i fornitori, che vanno considerati veri e propri partner della supply chain, con i quali individuare percorsi condivisi e coordinati per il miglioramento e la resilienza delle catene del valore.
La gestione professionale e attenta dei rischi ESG della Supply Chain può già condurre a risultati molto rilevanti per le aziende, anche e soprattutto le PMI; in particolare:
- migliorare l’efficienza operativa
- rafforzare la resilienza e sostenere la redditività
- garantire la conformità normativa
- confermare e rafforzare la reputazione del brand
- attrarre investitori e favorire il dialogo con gli istituti finanziari.